La deflazione ha un effetto ridistributivo del potere d’acquisto: negli ultimi due anni i nuclei con minore capacità di spesa hanno visto scendere i prezzi, perché sul loro portafoglio impatta maggiormente il peso dell’energia e degli alimentari
L’Italia è in una fase di bassissima inflazione e – come per il resto d’Europa – questo è un problema per la ripresa economica. Lo sa bene la Bce, che ha l’obiettivo di tenere la dinamica dei prezzi poco sotto il +2% e che ha lanciato un’operazione straordinaria senza precedenti per risollevare l’inflazione dal -0,4% registrato a dicembre. Ma la dinamica dei prezzi non è uguale per tutte le famiglie e l’Istat ci dice che per quelle che spendono di meno, e aggiungiamo che sono probabilmente le più povere, negli ultimi tre mesi del 2014 c’è stata deflazione (-0,2%), mentre per quelle che hanno i più elevati livelli d’acquisto l’andamento è stato in (minimo) rialzo: +0,3%. Nello stesso lasso di tempo, aggiunge l’Istat, “l’indice generale armonizzato dei prezzi al consumo, calcolato per il complesso delle famiglie, ha registrato una variazione pari a +0,1%”. In sostanza, questa fase deflazionistica ha una sorta di effetto ridistributivo del potere d’acquisto.
Spiegano ancora dall’Istituto che la frenata dell’inflazione nel complesso del 2014 (da +0,5% del primo a +0,1% del quarto trimestre), ha riguardato tutti i gruppi. “Tra il primo e il quarto trimestre, le famiglie che spendono meno hanno visto la variazione dei prezzi passare da +0,4 a -0,2%, quelle che spendono di più da +0,5 a +0,3%.
Perché le famiglie che spendono di meno hanno visto i prezzi scendere? “Le ragioni di questo andamento risiedono soprattutto nella flessione dei prezzi dei Beni energetici e dei Beni alimentari, la cui incidenza sul bilancio delle famiglie con minore capacità di spesa è più che doppia rispetto a quelle dell’ultimo gruppo”, cioè le più ricche, dice l’Istat. Tra il 2012 e il 2014, per il primo gruppo di famiglie l’inflazione è scesa dal +4,2% a zero, mentre per l’ultimo gruppo essa è scesa da +2,9% a +0,4%.
Sintetizza infine l’Istat: “Gli andamenti del 2013 e del 2014 confermano come siano le famiglie con minore capacità di spesa a beneficiare maggiormente del rallentamento dell’inflazione, diversamente da quanto si verifica nelle fasi di accelerazione della crescita dei prezzi al consumo. Nel complesso, infatti, nel periodo intercorso tra il 2005 e il 2014, caratterizzato da cinque anni su nove con inflazione pari o superiore al 2%, l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie con la spesa media più bassa è aumentato del 21,8%, a fronte del 18,2% registrato per le famiglie con la spesa più alta e del 19,3% dell’indice generale”.
di RAFFAELE RICCIARDI
Fonte: La Repubblica